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GIACOMO MATTEOTTI

Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 22 Maggio 1885 – Roma, 10 Giugno 1924): politico socialista e antifascista italiano.
30 Maggio 1924: Matteotti parla alla Camera dei deputati per contestare i risultati delle elezioni del 6 Aprile del mese precedente. I fascisti protestano, lo interrompono, ma Matteotti prosegue continuando a declamare un discorso che avrebbe fatto la storia, denunciando le violenze, illegalità ed abusi commessi dai fascisti per vincere le elezioni:

« […] Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. […] L’elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. […] Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà… […] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse. […] Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me.»
10 Giugno 1924: sono le 16.15 circa quando Matteotti esce di casa a piedi per dirigersi verso Montecitorio. Viene rapito da tre persone, identificate come i membri della polizia politica: Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo. Matteotti morirà a seguito delle percosse e delle coltellate dopo diverse ose di agonia.
16 Agosto 1924:il corpo di Matteotti viene ritrovato dal cane di un brigadiere dei Carabinieri in licenza, Ovidio Caratelli, in un bosco nel comune di Riano.

3 Gennaio 1925: il discorso di Mussolini e l’inizio della dittatura:
“[…]Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi.”
Ad oggi si pensa che i motivi della morte di Matteotti vadano ricercati ancora più in profondità, non solo nel discorso del 30 Maggio.
Dumini ammise in un documento di avere ricevuto l’ordine di uccidere Matteotti perchè si temeva che il deputato socialista, nel discorso annunciato per l’11 Giugno in Parlamento, avrebbe denunciato la corruzione della convenzione tra lo Stato italiano e la Sinclair Oil, in cui era coinvolto anche Arnaldo Mussolini, il fratello del Duce.

Mussolini avrebbe dato quindi l’ordine di uccidere Matteotti per impedire denunciasse alla Camera la corruzione esercitata con successo dalla compagnia petrolifera americana Sinclair Oil, fungente in quell’occasione da battistrada degli interessi della più potente Standard Oil (il cui Presidente e Fondatore era niente meno che il potentissimo John Davison Rockefeller) nei confronti dello stesso Mussolini, e di alcuni gerarchi fascisti a lui vicini.
Che Matteotti sia morto perchè ha denunciato i brogli delle elezioni, o perchè volesse denunciare un clamoroso caso di corruzione, o per entrambi i motivi, poco importa:
Onore a Matteotti, che ha avuto il coraggio di denunciare le nefandezze del fascismo.

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MARCO BIAGI E SCAJOLA

19 Marzo 2002, sera: Marco Biagi, giuslavorista italiano, a bordo della sua bici ha appena percorso il pezzo di strada che separa la sua abitazione di via Valdonica dalla stazione di Bologna, quando un commando di brigatisti lo blocca di fronte al portone della sua casa, al civico 14. Colpito da sei proiettili, alle 20:15, Biagi muore.
La rivendicazione delle Brigate Rosse fece riferimento ad una nuova strategia dell’Organizzazione, volta a colpire uomini dello stato legati ad un contesto di ristrutturazione del mercato del lavoro.
Oggi nuove sconcertanti carte aprono un nuovo scenario: quello di Biagi è omicidio per omissione. A motivare la riapertura delle indagini, alcuni documenti sequestrati dalla Procura di Roma a Luciano Zocchi, ex segretario di Scajola, l’ex ministro dell’Interno arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di aver favorito la latitanza del collega di partito Amedeo Matacena. Matacena condannato per mafia che stava per scappare all’estero dalla’amico Dell’Utri (uomo cerniera tra Cosa Nostra e Mr B.) grazie all’amico Scajola. Scajola e Matacena, entrambi uomini di Forza Italia, legati al mafioso Mr B. Tutto tristemente torna.

Tra le carte ci sarebbe una lettera di un politico vicino a Biagi che fu spedita a Claudio Scajola, allora ministro dell’Interno, in cui si esprimevano preoccupazioni per l’incolumità di Biagi e la serietà del pericolo per Biagi. Questo appena pochi giorni prima dell’assassinio. Sulla lettera ci sarebbe il ‘visto’ dell’ex ministro Scajola. Scajola invece sostiene di non aver mai saputo dei gravi rischi che correva Biagi. All’epoca, il ministero dell’interno guidato da Scajola aveva ritirato la scorta a Biagi nonostante le sue continue richieste.
Un triste nuovo tassello nel grande mosaico che si sta componendo e che raffigura le oscure trame del nostro passato.

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ENZO TORTORA

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Anche se è morto il 18 Maggio 1988, un anno prima della mia nascita, e non ho potuto seguire direttamente la sua storia e la sua carriera, ho sempre ricordato con affetto la drammatica storia di Enzo Tortora, quello che per me è l’uomo dallo sguardo gentile.
Uomo di successo, famoso presentatore TV, all’apice del successo con la conduzione di PORTOBELLO quando, il 17 Giugno 1983, a Roma, viene inaspettatamente arrestato. L’accusa? Infamante e dolorosa: l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico.
Le accuse si basano sulle dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso e Pasquale Barra. Pasquale Barra noto come assassino di galeotti quand’era detenuto e per aver tagliato la gola, squarciato il petto e addentato il cuore di Francis Turatello, all’epoca ai vertici della malavita milanese.
Anche 8 imputati nel processo alla Nuova Camorra Organizzata, tra cui Michelangelo D’Agostino pluriomicida, detto “Killer dei cento giorni”, accusano Tortora. A queste accuse si aggiungono quelle del pittore Giuseppe Margutti, già pregiudicato per truffa e calunnia, e di sua moglie Rosalba Castellini, i quali dichiareranno di aver visto Tortora spacciare droga negli studi di Antenna 3.
Inizia per Tortora un calvario fatto di vergogna e angoscia. Tortora sconta sette mesi di carcere, poi continuerà la sua detenzione agli arresti domiciliari per motivi di salute. Il 17 Settembre 1985 Tortora viene condannato a dieci anni di carcere e solo il 15 Settembre 1986 questo calvario ha fine e Tortora viene assolto con formula piena dalla Corte d’appello di Napoli. Per i suoi accusatori inizia un processo per calunnia: secondo i giudici gli accusatori del presentatore – quelli legati a clan camorristici – hanno dichiarato il falso per ottenere una riduzione della loro pena.
Enzo Tortora tornerà alla conduzione di Portobello il 20 Febbraio del 1987, accolto dagli applausi del pubblico. Le prime parole che pronuncerà, visibilmente commosso, sono diventate storia:
« Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo “grazie” a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L’ho detto, e un’altra cosa aggiungo: io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta. »
Purtroppo questa brutta storia ha lasciato il segno e ha provato profondamente Tortora, nel fisico e nella mente.
Morirà solo un anno dopo il ritorno alla conduzione di PORTOBELLO, il 18 Maggio 1988, stroncato da un tumore polmonare.

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LUIGI CALABRESI

Luigi Calabresi (Roma, 14 Novembre 1937 – Milano, 17 Maggio 1972): poliziotto italiano con la qualifica di commissario di Pubblica Sicurezza, vice-responsabile della squadra politica della questura di Milano.
Non si può parlare di lui senza parlare prima di Pinelli.
12 Dicembre 1969: Strage di Piazza Fontana. Il questore di Milano è Marcello Guida, il capo dell’allora ufficio politico è Antonino Allegra, Luigi Calabresi è un giovane funzionario. Dopo l’attentato vengono arrestati gli anarchici, una pista che alla fine si rivelerà falsa. Tra gli anarchici arrestati ci sono Pinelli e Pietro Valpreda.
Succede che Pinelli si trova nell’ufficio di Calabresi per essere interrogato quando vola giù dalla finestra e muore. Omicidio? Suicidio? Malore? La versione ufficiale è che Pinelli si sia buttato dal solo, senza essere gettato da nessuno, ma nell’estrema sinistra monta la rabbia e si pensa che la causa della morte di Pinelli sia proprio Calabresi, che diventa oggetto di una campagna rabbiosa d’odio. Secondo i presenti nell’ufficio di Calabresi, Calabresi non era nella stanza al momento della morte di Pinelli. Valitutti, anarchico che si trovava nel salone dei fermati e poteva vedere il corridoio attraverso il quale sarebbe dovuto passare Calabresi se fosse uscito dalla stanza, dice invece di non aver visto Calabresi uscire dalla stanza nei quindici minuti precedenti la morte di Pinelli, anche se potrebbe essersi distratto il tempo necessario a Calabresi per passare senza essere visto.
Il caso venne chiuso nel 1975 attribuendo la morte di Pinelli ad un malore, secondo la sentenza del giudice Gerardo D’Ambrosio: lo stress degli interrogatori, le troppe sigarette a stomaco vuoto unito al freddo proveniente dalla finestra aperta avrebbero causato un malore e Pinelli avrebbe subito un’alterazione del centro di equilibrio, che causò la caduta. Venne inoltre appurato che il commissario Calabresi non si trovava neppure nella stanza al momento del fatto.Comunque siano andate le cose, mi piace sperare che Calabresi sia innocente e che la morte di Pinelli sia stato solo un tragico incidente. Mi piace pensarlo, ma solo chi era in quella stanza sa la verità. Il giudice può aver valutato scrupolosamente le prove, gli esiti degli esami sul cadavere di Pinelli, le testimonianze dei protagonisti. Dopo una attenta analisi è arrivata la sentenza, tuttavia solo chi era in quella stanza porterá dentro di sè fotogramma per fotogramma quello che è successo a Pinelli. Non voglio nemmeno pensare che la sentenza sia poi una versione di comodo per coprire i poliziotti colpevoli. Purtroppo la storia della trattativa Stato-Mafia ci ha insegnato che anche nello Stato ci può essere del marcio. Comunque siano andate le cose, la storia di Pinelli rimane uno dei tanti tragici eventi della nostra storia avvolti dal mistero. Ci sono tanti dubbi sul modo in cui Pinelli è arrivato a cadere giù dalla finestra per un malore, ma voglio credere alla sentenza del processo e all’innocenza di Calabresi.
Purtroppo Calabresi non vide la fine del processo. Comunque siano andate le cose, Calabresi divenne oggetto di una campagna d’odio da parte dell’estrema sinistra, di organi di stampa come “Lotta Continua”, che culminò con il suo assassinio il 17 Maggio 1972 alle ore 09:15, a Milano in via Francesco Cherubini di fronte al civico n° 6, vicino alla sua abitazione , mentre si avviava alla sua auto per andare in ufficio. Fu un commando composto da almeno due sicari che gli spararono alle spalle. Il 18 Maggio 1972 il giornale “Lotta Continua” titolò: “Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell’assassinio Pinelli”.
Il 17 Maggio 1973, ad un anno dall’assassinio, durante l’inaugurazione di un busto commemorativo in onore di Calabresi nel cortile della questura di via Fatebenefratelli a Milano, Gianfranco Bertoli, dichiaratosi anarchico (si scoprirà diversi anni dopo essere stato, tra il 1966 ed il 1971, informatore del Sifar, i Servizi Segreti Italiani. Puzza di complotto forse?), lanciò una bomba a mano tra i partecipanti alla commemorazione. L’esplosione uccise 4 persone e ne ferì 45. Bertoli rivendicò l’azione come vendetta per la morte di Pinelli.

1988: si pente Leonardo Marino, uno dei sicari di Calabresi, che confessò di aver partecipato insieme ad Ovidio Bompressi all’assassinio del commissario. I mandanti? Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri, tutti all’epoca militanti ed ai vertici del movimento politico “Lotta Continua”. Leonardo Marino è stato condannato ad 11 anni di reclusione, Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri a 22 anni di reclusione.
Triste racconto dell’ennesimo triste evento che caratterizza la torbida e oscura storia del nostro Paese..

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ALDO MORO

Aldo Romeo Luigi Moro (Maglie, 23 Settembre 1916-Roma, 9 Maggio 1978): politico italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri, Segretario politico e presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana. Rapito il 16 Marzo 1978, ucciso il 9 maggio successivo dalle Brigate Rosse. Perchè?
Tutti sappiamo che in quel periodo il Comunismo rappresentava per l’America il MOSTRO SACRO da abbattere. Non si poteva certo permettere che dilagasse in italia, da brava schiavetta dell’America!! Ecco allora che dilaga la strategia della tensione. Le BR, gli estremisti cattivi di sinistra inziano a terorizzare l’Italia con vari attentati e morti mettendo a tutti addosso una gran paura del Comunismo. Ecco che il pericolo della ricossa comunista sempbra placato. A mio avviso, ma questa è SOLO una fantasia di una complottista, le BR erano infiltrate da Servizi Segreti italiani e americani e da fasicsti, tutto per incentivare e organizzare la strategia della tensione delle BR e far aumentare nei cittaidni la paura verso il “PERICOLO ROSSO”.

In questo contesto, un certo Aldo Moro inizia a dire cose strane:nel 1978 (poco prima del rapimento) era quasi riuscito a convincere la DC della necessità di un governo  con la presenza del PCI nella maggioranza parlamentare. Oggi si direbbe “Governo delle larghe intese”, solo che all’epoca c’erano Moro e Berlinguer, mentre oggi abbiamo un criminale e un ebetino che confabulano per mantenere il sedere attaccato alle poltrone. Il 16 Marzo 1978 Moro venne rapito e, dopo una prigionia di 55 giorni nel covo di via Montalcini, le Brigate Rosse decisero di uccidere Moro. Il suo corpo fu ritrovato il 9 Maggio nel portabagagli di un’automobile Renault 4 rossa a Roma, in Via Caetani, crudelmente vicino a Piazza del Gesù (dov’era la sede nazionale della Democrazia Cristiana), e a Via delle Botteghe Oscure(dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano). Quello stesso giorno veniva trovato morto anche Peppino Impastato, vorrei ricordarlo.

In politica nessuno si adoperò per salvare Moro. Con la scusa che non si tratta con i terorristi fu lasciato morire.

Io credo che fu lasciato morire perchè era un personaggio scomodo, perchè sapeva troppo e con le sue idee rischiava di far prendere all’Italia una strada poco gradita ai potenti.

Vorrei ricordare le parole che Moro scrisse dai luoghi di progionia e cosa ne venne fatto dei suoi memoriali.

Il Memoriale Moro, scritto da Moro durante il rapimento, sarebbe stato consegnato da Dalla Chiesa ad Andreotti a causa delle informazioni contenute al suo interno. Inoltre nel 1979 Mino Pecorelli incontrò Dalla Chiesa per ricevere informazioni sul Memoriale, consegnandogli documenti riguardanti Andreotti.
Ecco cosa scrisse nel suo memoriale Moro su Andreotti:
“Non è mia intenzione rievocare la sua grigia carriera. Non è questa una colpa. Si può essere grigi ma onesti, grigi ma buoni, grigi ma pieni di fervore. Ebbene On.Andreotti è proprio questo che le manca […].
Le manca proprio il fervore umano. Quell’insieme di bontà, saggezza, flessibiltà, limpidità che fanno senza riserve i pochi democratici cristiani che ci sono al mondo.Lei non è tra questi.
[…]
Cosa ricordare di lei? La fondazione della corrente Primavera per condizionare De Gasperi contro i partiti laici?
Ricordare la sua, del resto incoffessata, amicizia con Barone e Sindona? Il suo viaggio americano con il banchetto offerto da Sindona nonostante il parere contrario dell’Ambasciatore? La nomina di Barone al Banco di Napoli?
[…].“
Nei Memoriali di Moro inoltre sono contenute informazioni riguardanti:
-L`organizzazione Gladio, un esercito occulto presente in molti paesi europei e finanziato dalla CIA, con il compito di resistere almeno 5 giorni in caso di invasione comunista, la cui esistenza è stata resa pubblica poche settimane dopo il ritrovamento del memoriale;
-contatti tra BR e servizi segreti occidentali (non e` che Brigate Rosse furono fomentate da Servizi Segreti per aumentare la paura nei confronti del Comunismo, che stava pericolosamente avendo successo in Italia???);
-Elementi della cosiddetta strategia della tensione;
-Scandali riguardanti la corrente andreottiana.
Giulio Andreotti fu uno di quelli che aderirono al FRONTE DELLA FERMEZZA, non volle trattare con le BR per liberare Moro

Non mi resta altro che prendere atto del fatto che troppe volte trame oscure sconosciute a noi cittadini hanno modificato la storia del nostro Paese schiacciando il volere popolare per esaudire i desideri oscuri di pochi potenti.

Moro non è morto perchè i puristi dello Stato non volevano trattare con dei teorristi. Hanno trattato con la mafia, hanno messo al governo un mafioso, fugurarsi se non potevano trattare con le BR per liberare Moro. Moro è morto perchè doveva morire, sacrificato sull’altare delle TRAME OSCURE DEI POTENTI IGNOTI.

 

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JAMES EARL RAY

Chi ha ucciso Martin Luther King? E’ stato davvero l’atto di un “pazzo” isolato? E’ stato veramente James Earl Ray l’assassino?

Condannato per l’assassinio del leader nero, James Earl Ray morì in cella all’eta’ di 70 anni, il 23 Aprile 1998

A detta di Ray, il giorno della morte di King  si trovava a Memphis  perchè doveva incontrare un trafficante d’armi con cui era in affari, un certo Raoul. Chi è Raoul? Ray aveva comperato dei fucili per lui, quindi c’erano le sue impronte digitali sopra quei fucili. Può uno di questi essere stato usato per incastrare Ray?

Ray possedeva una Mustang bianca, era in macchina per le strade della città quando seppe della morte di King. In quel momento non diede molta importanza alla notizia, ma si preoccupò quando seppe che era ricercato un uomo bianco alla guida di una Mustang bianca. Decise che era meglio andarsene da Memphis per non essere coinvolto in quella brutta storia, ma venne arrestato e processato in gran fretta, e condannato dopo una sua breve comparizione in aula, Anche se inizialmente confesserà l’omicidio, poi ritratterà tutto, sostenendo di essere stato vittima di un complotto Earl lotterà per quasi trent’anni per ottenere la revisione del processo. In questa lotta Ray non fu solo, ma ricevette il sostegno della famiglia di Martin Luther King, convinta che l’omicidio del leader nero sia stato il risultato di un complotto politico e non l’atto disperato di un singolo. Tra tanti dubbi e domande irrisolte, l’unica certezza è che il caso di James Earl Ray, resta uno dei molti misteri irrisolti dell’America.

Ecco in allegato il LINK con una intervista molto interessante a Ray
http://www.stpauls.it/fc98/1298fc/1298f113.htm

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IQBAL MASIH

Iqbal-Masih

 

Oggi vorrei raccontarvi la storia di un piccolo grande eroe: Iqbal Masih bambino operaio, sindacalista e attivista pakistano, diventato un simbolo della lotta contro il lavoro infantile.

Nato nel 1983 in una famiglia molto povera, a quattro anni già lavorava in una fabbrica di mattoni.

La vita non fu clemente con Iqbal, che a 5 anni fu ceduto a un fabbricante di tappeti per l’equivalente di 12 dollari in quanto la sua famiglia si era indebitata per pagare le spese matrimoniali del fratello maggiore.

Iqbal conduceva una vita d’inferno: invece di giocare e studiare come tutti i bambini dovrebbero fare, lavorava un minimo di 12 ore al giorno, sette giorni alla settimana, incatenato al telaio. Lo stipendio?  Una sola rupia (pochi centesimi di euro).

Cerca di fuggire, si rivolge alla polizia, ma viene riportato al lavoro e bastonato come punizione. Che atrocità..

Arriva il 1992: Iqbal riesce a fuggire di nascosto dalla fabbrica/prigione. Partecipa con altri bambini ad una manifestazione del Bonded Labour Liberation Front, (BLLF), organizzazione fondata da Ullah Khan che ottenne nello stesso anno la promulgazione del Bonded Labor System Abolition Act (abolizione del lavoro forzato).

Iqbal torna alla manifattura. Il padrone è infuriato con Iqbal, ricatta la sua famiglia affermando che  il debito contratto anziché diminuire era aumentato a diverse migliaia di rupie. Il poco cibo che viene dato ad Iqbal e supposti errori di lavorazione costano cari. La sua famiglia è costretta a scappare e Iqbal viene ospitato in un ostello dalla BLLF e ricomincia  a studiare.

Siamo nel 1993, Iqbal inizia a viaggiare e a partecipare a conferenze internazionali.  Vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti che nel suo paese vengono negati ai bambini,  parla di schiavitù e diritti dell’infanzia. Così piccolo, così forte…

16 Aprile 1995: a solamente 12 anni, Iqbal Masih venne assassinato. Stava andando  in bicicletta in Chiesa.  Secondo Ullah Khan fu «Un complotto della mafia dei tappeti», ma secondo la polizia pakistana fu il gesto  di un contadino col quale Iqbal avrebbe avuto una lite.

Finisce così la tragica e cruda storia di coraggio di un bambino che ha voluto lottare per i propri diritti e per quelli degli altri bambini. Dobbiamo ricordare eroi come Iqbal per non dimenticare mai che non dobbiamo mai perdere la voglia di lottare per i nostri diritti, per un futuro migliore.

Possono toglierci qualunque cosa, ma non la libertà del nostro pensero. Non subiamo passivamente: agiamo! diventiamo artefici del nostro destino per migliorare la nostra vita e quella degli altri affinchè sacrifici come quello di Iqbal non siano vani e non si ripetano più.

 

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LE FOIBE, LA STORIA, L’ITALIA

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Il Giorno del Ricordo viene celebrato  il 10 Febbraio  in memoria delle vittime dei massacri delle foibe (inghiottitoi carsici dove furono gettati i corpi delle vittime della brutalità del generale Tito) e dell’esodo giuliano-dalmata. la celebrazione venne istituita 10 anni fa.

I massacri delle foibe furono eccidi, perpetrati per motivi etnici e politici, ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia durante la seconda guerra mondiale .

Il 1° Settembre 1939 la Germania nazista aggredì e invase la Polonia. Inizia così la seconda guerra mondiale. L’Italia, dopo un breve periodo di non belligeranza, entrò in guerra a fianco dell’alleato tedesco il 10 Giugno 1940. Il 6 Aprile 1941 l’Italia iniziò l’aggressione alla Jugoslavia, dove nel frattempo si era formata la  resistenza popolare slava che trovò in Tito un leader indiscusso

Per portare avanti le politiche repressive e razziste, i fascisti aprirono campi di concentramento per slavi e diedero vita ad una specifica struttura, l’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, volta a reprimere gli slavi e gli antifascisti in genere. Furono così seminati i germi dell’odio etnico che poi sfoceranno nel dramma delle foibe.

Successivamente all’8 Settembre 1943, dopo l’armistizio firmato da Badoglio, quasi tutta l’Istria cadde sotto il controllo degli insorti partigiani di Tito e si ingenerò un profondo desiderio di vendetta fra tutti coloro che avevano subito la violenza nazifascista. È in questo periodo che si registrò il primo fenomeno degli infoibamenti in Istria e in Dalmazia, con l’uccisione da parte dei titini di alcune centinaia di italiani. Dopo un breve periodo, i nazifascisti rioccuparono l’Istria (completata intorno al 4-5 Ottobre 1943) e la misero a ferro e fuoco, vantandosene nei loro stessi documenti ufficiali, uccidendo almeno 3000 partigiani e deportando in Germania circa 10.000 persone.

Con l’avvicinarsi della sconfitta dei nazifascisti, la IV armata di Tito entrò a Trieste, anticipando gli anglo-americani, il 1º Maggio; più o meno alla stessa ora entrarono anche a Gorizia. In un clima di resa dei conti per le precedenti violenze fasciste, fu emanato un ordine per l’eliminazione di tutte le persone  legate l fascismo e/o dichiaratisi anti-titoisti. Gli italiani iniziarono ad essere presi di mira e la loro vota era seriamente in pericolo. Colpevoli del fatto di essere italiani, di appartenere alla nazione che aveva permesso a Mussolini di prendere il potere o, più semplicemente,  di essere contrari all’invasione di Tito.  Le persone venivano legate con il fil di ferro a coppie, fatte marciare, torturate. Una volta arrivati davanti alle foibe, alle cavità carsiche,  si sparava ad una delle due persone legate, questa cadeva nella voragine e automaticamente trascinava con sé anche l’altra. Non riesco nemmeno ad immagine la sofferenza, il dolore, il martirio, legato ad una simile barbarie.

Vorrei anche ricordare l’esodo istriano, noto anche come esodo giuliano-dalmata, ovvero l’esodo della maggioranza dei cittadini di etnia italiana che si verificò quando i territori del Regno d’Italia da loro abitati vennero occupati  prima  dall’Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia. Certo gli italiani che riuscirono a scappare ebbero un destino migliore di quelli catturati e morti, ma rimane comunque un destino infelice. Scappati dalla loro terra per paura di essere catturati e uccisi, soli, indifesi, impauriti, senza più una casa, una dimora, una terra, un passato e forse un futuro. Totale spaesamento, rassegnazione, disperazione. Ricominciare tutto dal principio, senza più nulla, in un luogo che non è più la propria casa. E’ doveroso ricordare.

Queste sono mostruosità che non dovremo mai dimenticare. Mai. Tutte le guerre, tutte le torture e le dittature sono sbagliate. Io sono contro il Comunismo e contro i Fascismo. Io sono per la libertà e la verità. La verità non è di destra o di sinistra. Questo dobbiamo ricordarcelo sempre. Viviamo in un Paese in cui  per troppo tempo ci hanno voluto far credere che  il mondo si debba guardare con gli occhi della destra o della sinistra. L’attenzione è sull’ideologia  piuttosto che sulla verità. Sei di destra? Difendi Mr B., sei di sinistra? Mr B. è un farabutto. Tutto è opinabile, non c’è certezza. Se pensi una cosa è perché appartieni ad uno schieramento politico, non è detto che tu abbia ragione. Purtroppo ci hanno abituato a distorcere e modificare ogni notizia,  ogni avvenimento, alla luce della “destra” o della “sinistra” Io credo che bisogna uscire da questo tunnel perverso. In Italia c’è sempre stata questa tendenza. Non è giusto che chi è di destra eviti di parlare dei crimini commessi dal Fascismo e chi è di sinistra eviti di parlare dei crimini del Comunismo. Troppe volte ha dominato questo atteggiamento, a discapito delle vittime, e le Foibe ne sono un esempio. Per troppo tempo non se ne è parlato, imbarazzava troppo l’argomento a sinistra, solo da 10 anni l’omertà e il silenzio sono stati rotti ed è stato istituito il Giorno del Ricordo. In questo modo si rischia di perdere di vista i fatti. Dobbiamo lottare per la verità, lottare contro i soprusi e le ingiustizie. Ovunque ci siano vittime, noi dobbiamo gridare  e  farci sentire per poter  far conoscere al mondo la loro storia. Troppe volte la verità viene sacrificata in nome dello schieramento politico di cui si fa parte. In questo periodo storico credo che questo tema sia fondamentale, soprattutto da quando Mr B. è sceso in politica e ha iniziato a distorcere la realtà e manipolare le menti a suo piacimento. Da quando è arriavato lui la tendenza a distorcere e modificare la realtà al servizio della propria visione politica è diventata una cosa abituale. Destra e Sinistra dovrebbero essere due schieramenti politici, ma in Italia sono molto di più. Rappresentano il modo in cui interpretare la realtà. Rappresentano chi crede in Mr B. e chi non crede in Mr B. Tutto ruota attorno a questa persona. Volente o nolente, ha manipolato la mente di molte persone. Se sei con lui devi vedere la realtà come ti dice lui, se non sei con lui vedi la realtà in un altro modo “sbagliato!!!”. Questa non è più Politica, questa non è più un dialogo, un dibattito tra posizioni politiche ed economiche di destra e sinistra per capire cosa è meglio fare per migliorare il Paese. Questo è delirio. Purtroppo è ancora troppo radicato in Italia. Chissà se un giorno ne usciremo. Chi ne paga le conseguenze è la verità, sono i fatti. La verità, i fatti. Ricordiamocelo sempre. La verità, i fatti, la giustizia prima di tutto.  Ovunque ci sia un sopruso, un crimine, va condannato, indipendentemente da chi l’abbia commesso. La verità non deve avere colore politico. Questo è essere cittadini onesti, questo è avere senso della giustizia, amore per la patria e per l’onore del proprio Paese.

 
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PIAZZA DELLA LOGGIA, LA STRAGE IMPUNITA

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Strage di Piazza della Loggia: attentato terroristico compiuto il 28 Maggio 1974 a Brescia, in Piazza della Loggia.  Un cestino portarifiuti il luogo prescelto per nascondere la bomba. Bomba che  esplose mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista. L’attentato uccise otto persone, mentre ne restarono ferite centodue.

Nel 1979 vennero condannati alcuni esponenti dell’estrema destra Bresciana, ma nel giudizio di secondo grado le condanne  vennero commutate in assoluzioni, confermate poi nel 1985 dalla Corte di Cassazione.

Le indagini proseguirono sempre nell’ambito dell’estrema destra, ma non portarono a nulla di concreto. Non è mia intenzione elencare tutti i processi con tutti gli indagati provenienti da ambienti di estrema destra, che poi finirono immancabilmete in un nulla di fatto.

Spesso vi ho raccontato nel mio Blog delle BR e dei servizi segreti di Italia e America che probabilmente si infiltrarono e le pilotarono per fomentare una strategia della paura e spingere gli italiani ad aver paura dell`estrema sinistra, del comunismo, che in Italia stava avendo successo. Tutto per abbattere il nemico comunista, poco importa se ci scappa il morto. Può essere che Servizi Segreti abbiano infiltrato gruppi fascisti e organizzato questo attentato a Piazza della Loggia per fermare l’arroganza di questa manifestazione Antifascista e troppo dal sapore di sinistra, con i Sindacati a parlare e ottenere magari consensi?

Con il tempo infatti è emersa anche l’ipotesi di un possibile coinvolgimento di apparati dello Stato nella vicenda:
Perchè venne dato l’ordine – proveniente da ambienti istituzionali ancora sconosciuti- poche ore dopo la strage affinchè una squadra di pompieri ripulisse con le autopompe il luogo dell’esplosione, spazzando così via indizi, reperti e tracce di esplosivo prima di poter effettuare indagini e prelievi di materiale magari molto importante?

Perchè sono scomparsi i reperti prelevati in ospedale dai corpi dei feriti e dei cadaveri, che potevano rivelarsi indizi molto importanti?

Giulietta Banzi Bazoli, anni 34, insegnante
Livia Bottardi Milani, anni 32, insegnante
Euplo Natali, anni 69, pensionato
Luigi Pinto, anni 25, insegnante
Bartolomeo Talenti, anni 56, operaio
Alberto Trebeschi, anni 37, insegnante
Clementina Calzari Trebeschi, anni 31, insegnante
Vittorio Zambarda, anni 60, operaio

Perchè sono morti quel giorno? Chi è Stato? Troppi morti ci sono stati in Italia, troppe volte abbiamo pianto, senza sapere nemmeno perchè o forse lo sappiamo in maniera generale, ma non abbiamo ancora prove sufficienti per ricostruire nei minimi dettagli  i motivi e gli esecutori di queste atroci sciagure che fanno ancora oggi sanguinare il cuore della nostra Nazione.

Video in ricordo della Strage di Piazza Della Loggia

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PEPPINO IMPASTATO. EROE DI STATO

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9 Maggio 1978: Potrei parlarvi di questa data  per il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, ucciso dalle BR. Potrei parlare delle BR e dei servizi segreti di Italia e America che probabilmente si infiltrarono e le pilotarono per fomentare una strategia della paura e spingere gli italiani ad aver paura dell`estrema sinistra, del comunismo, che in Italia stava avendo successo. Tutto per abbattere il nemico comunista, poco importa se ci scappa il morto. Moro secondo loro andava eliminato, voleva instaurare un pericoloso dialogo con i comunisti. Tuttavia questa e` una storia che non voglio raccontare oggi.

Oggi voglio parlare di Giuseppe Impastato.

Giuseppe Impastato detto Peppino nacque a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 Gennaio 1948, da una famiglia mafiosa.

Pensate la forza di questo ragazzo, i suoi ideali di giustizia e verità, che lo portarono, ancora ragazzo, a rompere con il padre e iniziare un’attività politico-culturale antimafiosa. Dal 1968 partecipa, con ruolo di dirigente, alle attività dei gruppi comunisti e aderisce alle lotte dei contadini a cui sono state espropriate le terre per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo. Nel 1976 fonda “Radio Aut“, radio libera autofinanziata, con cui denuncia, tra gli altri, il capomafia Gaetano Badalamenti (spesso chiamato “Tano Seduto” da Peppino), che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga.

Peppino viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 Maggio del 1978 e con il suo cadavere venne inscenato un attentato. I mafiosi assassini volevano farlo passare come attentatore suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Non basta la morte, deve essere macchiato con l`infamia il nome di questo ragazzo nato talmente libero da non piegare la testa e ribellarsi ad un destino segnato dalla nascita in una famiglia mafiosa. Il trucco funziona, tanto che stampa, forze dell’ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima di suicidio. Altra beffa, l`uccisione, avvenuta in piena notte, riuscì a passare quasi inosservata la mattina seguente poiché proprio in quelle ore veniva “restituito” il corpo senza vita del presidente della DC Aldo Moro.

Nel Maggio del 1984 l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, finalmente riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti.

Il 5 Marzo 2001 la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a trent’anni di reclusione. L’11 Aprile 2002 Gaetano Badalamenti, considerato il mandante dell`omicidio,  è stato condannato all’ergastolo.

Peppino Impastato ci ha insegnato la forza della libertà, degli ideali di un uomo.  Ci ha insegnato che, anche se si nasce in un sistema fatto di omertà e crimini, questo non autorizza ad abbassare la testa e assoggetarsi, pensando che nulla possa cambiare. Dobbiamo lottare: hanno ucciso lui, ma non possono uccidere i suoi ideali di giustizia e verità che vivono in noi, che ci hanno insegnato anche Falcone e Borsellino.

Come si dice? Ucciderne uno per indottrinarne cento. Non facciamoci indottrinare, non abbassiamo la testa. Gridiamo a gran voce: “ABBASSO LA MAFIA, ABBASSO L`OMERTA`. E ADESSO, AMMAZZATECI TUTTI“.

Un grande uomo ha detto:

“Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una sola volta.“ Giovanni Falcone.

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