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LUIGI CALABRESI

Luigi Calabresi (Roma, 14 Novembre 1937 – Milano, 17 Maggio 1972): poliziotto italiano con la qualifica di commissario di Pubblica Sicurezza, vice-responsabile della squadra politica della questura di Milano.
Non si può parlare di lui senza parlare prima di Pinelli.
12 Dicembre 1969: Strage di Piazza Fontana. Il questore di Milano è Marcello Guida, il capo dell’allora ufficio politico è Antonino Allegra, Luigi Calabresi è un giovane funzionario. Dopo l’attentato vengono arrestati gli anarchici, una pista che alla fine si rivelerà falsa. Tra gli anarchici arrestati ci sono Pinelli e Pietro Valpreda.
Succede che Pinelli si trova nell’ufficio di Calabresi per essere interrogato quando vola giù dalla finestra e muore. Omicidio? Suicidio? Malore? La versione ufficiale è che Pinelli si sia buttato dal solo, senza essere gettato da nessuno, ma nell’estrema sinistra monta la rabbia e si pensa che la causa della morte di Pinelli sia proprio Calabresi, che diventa oggetto di una campagna rabbiosa d’odio. Secondo i presenti nell’ufficio di Calabresi, Calabresi non era nella stanza al momento della morte di Pinelli. Valitutti, anarchico che si trovava nel salone dei fermati e poteva vedere il corridoio attraverso il quale sarebbe dovuto passare Calabresi se fosse uscito dalla stanza, dice invece di non aver visto Calabresi uscire dalla stanza nei quindici minuti precedenti la morte di Pinelli, anche se potrebbe essersi distratto il tempo necessario a Calabresi per passare senza essere visto.
Il caso venne chiuso nel 1975 attribuendo la morte di Pinelli ad un malore, secondo la sentenza del giudice Gerardo D’Ambrosio: lo stress degli interrogatori, le troppe sigarette a stomaco vuoto unito al freddo proveniente dalla finestra aperta avrebbero causato un malore e Pinelli avrebbe subito un’alterazione del centro di equilibrio, che causò la caduta. Venne inoltre appurato che il commissario Calabresi non si trovava neppure nella stanza al momento del fatto.Comunque siano andate le cose, mi piace sperare che Calabresi sia innocente e che la morte di Pinelli sia stato solo un tragico incidente. Mi piace pensarlo, ma solo chi era in quella stanza sa la verità. Il giudice può aver valutato scrupolosamente le prove, gli esiti degli esami sul cadavere di Pinelli, le testimonianze dei protagonisti. Dopo una attenta analisi è arrivata la sentenza, tuttavia solo chi era in quella stanza porterá dentro di sè fotogramma per fotogramma quello che è successo a Pinelli. Non voglio nemmeno pensare che la sentenza sia poi una versione di comodo per coprire i poliziotti colpevoli. Purtroppo la storia della trattativa Stato-Mafia ci ha insegnato che anche nello Stato ci può essere del marcio. Comunque siano andate le cose, la storia di Pinelli rimane uno dei tanti tragici eventi della nostra storia avvolti dal mistero. Ci sono tanti dubbi sul modo in cui Pinelli è arrivato a cadere giù dalla finestra per un malore, ma voglio credere alla sentenza del processo e all’innocenza di Calabresi.
Purtroppo Calabresi non vide la fine del processo. Comunque siano andate le cose, Calabresi divenne oggetto di una campagna d’odio da parte dell’estrema sinistra, di organi di stampa come “Lotta Continua”, che culminò con il suo assassinio il 17 Maggio 1972 alle ore 09:15, a Milano in via Francesco Cherubini di fronte al civico n° 6, vicino alla sua abitazione , mentre si avviava alla sua auto per andare in ufficio. Fu un commando composto da almeno due sicari che gli spararono alle spalle. Il 18 Maggio 1972 il giornale “Lotta Continua” titolò: “Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell’assassinio Pinelli”.
Il 17 Maggio 1973, ad un anno dall’assassinio, durante l’inaugurazione di un busto commemorativo in onore di Calabresi nel cortile della questura di via Fatebenefratelli a Milano, Gianfranco Bertoli, dichiaratosi anarchico (si scoprirà diversi anni dopo essere stato, tra il 1966 ed il 1971, informatore del Sifar, i Servizi Segreti Italiani. Puzza di complotto forse?), lanciò una bomba a mano tra i partecipanti alla commemorazione. L’esplosione uccise 4 persone e ne ferì 45. Bertoli rivendicò l’azione come vendetta per la morte di Pinelli.

1988: si pente Leonardo Marino, uno dei sicari di Calabresi, che confessò di aver partecipato insieme ad Ovidio Bompressi all’assassinio del commissario. I mandanti? Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri, tutti all’epoca militanti ed ai vertici del movimento politico “Lotta Continua”. Leonardo Marino è stato condannato ad 11 anni di reclusione, Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri a 22 anni di reclusione.
Triste racconto dell’ennesimo triste evento che caratterizza la torbida e oscura storia del nostro Paese..

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